È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LO SPLENDORE #9 - TRE MODI DISTINTI DI SALVEZZA
La vetrina della libreria davanti alla quale si ferma Joseph Idel chiude l’intera trama del romanzo in una sola immagine:
È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LO SPLENDORE #9 - TRE MODI DISTINTI DI SALVEZZA
La vetrina della libreria davanti alla quale si ferma Joseph Idel chiude l’intera trama del romanzo in una sola immagine:
È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LO SPLENDORE #8 - QUANDO COMINCIA DAVVERO IL ROMANZO
Un indizio ci deve indurre a pensare che non è sbagliata l’affermazione secondo la quale Hans Doré somiglia a un libro:
È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LO SPLENDORE #7 - HANS DORÉ SOMIGLIA A UN LIBRO
Joseph Idel pensa a Hans, e si dice:
È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LO SPLENDORE #6 - SALVARE LA PECORELLA SMARRITA
Se osservo bene Joseph Idel, il figlio di Clea, trovo che quest’uomo sia stato schiacciato per troppo tempo fra due forze opposte: la concretezza e l’astrazione.
È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LO SPLENDORE #3 - RIMANERE SENZA OGGETTO DI SALVEZZA
Rosa Doré, mettendo al mondo Hans, lo ha concepito come oggetto della propria salvezza?
È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LO SPLENDORE #5 - UNA PAROLA CHE HA PRESO CORPO
Clea Idel confonde il mezzo con l'oggetto. L’errore è tanto comune quanto fatale.