LE COSE CHE NON SI TOCCANO
La cultura è il culto delle cose che non si toccano. Il culto dell’immaginazione o dell’anima. La cultura, apparentemente, non si distingue molto dall’istruzione. Molti di fatto confondono la cultura con l’istruzione, o nel migliore dei casi, o forse nel peggiore, con l’erudizione. L’istruzione, però, è una forma di letterizzazione.
È l’accaparramento capitalistico di più informazioni e nozioni possibili per lo più finalizzato all’utilizzo di queste informazioni e nozioni a danno di qualcuno. Siamo in presenza della cultura, invece, quando qualsiasi nozione e informazione è presa nella sua essenza di cosa inventata, di fantasia. La fisica quantistica. La costituzione italiana. Buddah e tutti i grandi iniziati e il loro sottile legame con la noia alla fine del sabato sera. L’apicoltura. Anche questo punto, mi rendo conto, è molto difficile. In realtà, se non si sente il richiamo erotico, la provocazione che è insita nell’atto di narrare; se non si riesce a deletterizzare, se non riusciamo ad affrontare il sentimento tragico della vita, è difficile che per noi le informazioni e le nozioni diventino cultura. Pensate al dramma di persone che potrebbero diventare bravi narratori e vengono indotti a leggere per imparare a scrivere, o a studiare astruse leggi. Ne uscirà fuori il contrario di un narratore. A un narratore serve la cultura, e la cultura è possibile solo lì dove la nostra fede o, meglio, credulità nelle storie che prendiamo alla lettera su questo mondo cade. La cultura è la grande nemica della civiltà, degli Stati. Da sempre i re odiano gli sciamani, e la mossa più perfida fatta dai re è stata quella di dare ruoli pubblici agli sciamani. La cosa è comprensibile. I re si devono preoccupare di casa si mangia stasera a cena, se la vuoi al burro o al sugo, se hai fatto la colazione del campione, e poi la patria e la santa religione. Un mondo di cose da fare, sennò sai cosa succede. Di solito succede che le civiltà, a forza di pensare a mangiare, muoiono di noia, e infine per fame.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
L'immagine è tratta da "Il viaggio", narrazione per immagini di Veronica Leffe, inchiostro di china su carta.