FIGURE RETORICHE
Dunque, molto in breve, ecco qui la personificazione, la similitudine, l’allegoria e la metafora. Sarebbe bello parlarne molto più a lungo. Accontentiamoci, però, adesso di esercitarli brevemente sui soliti nostri tre grandi testi, quelli emersi nell’emergenza per salvare l’uomo dalla catastrofe.
Caverne paleolitiche. I soliti letteralisti hanno voluto pensare che i preistorici, come dei matti, dipingessero bisonti e mucche perché poi, così, li avrebbero catturati più facilmente. C’era troppo poco cibo perché quella gente si potesse permettere di essere matta e di credere a una cosa come la magia. No, quegli affreschi sono una grande metafora della vita, e ognuno di quegli animali è una personificazione dell’anima, o dei diversi tipi di anima. La vita, ci dicono metaforicamente quegli affreschi, è il desiderio che ci spinge ad amare, ognuno a modo suo, chi da bisonte e chi da lupo.
L’Odissea è il grande campionario delle personificazioni. Tutti gli dèi sono personificazione degli stati d’animo e delle idee di Ulisse. Ovviamente l’Odissea è anche una grande allegoria. Però un’allegoria raffinata e difficile. Secondo Plotino è l’allegoria dell’incarnazione dello spirito nel corpo. Prima di tutto però è una metafora. È la metafora di come soltanto il desiderio può salvare l’uomo.
Commedia. Qui non c’è partita. Dante se l’era preso come dovere personale. In una lettera a Cangrande della Scala scrive che il compito della letteratura è portare l’uomo da uno stato di infelicità a uno di felicità. Per fare questo lui avrebbe usato tutti gli strumenti della deletterizzazione. Studiare Dante, significa imparare tutto sulla personificazione, la similitudine, l’allegoria, la metafora.
L’immagine è “L’ispirazione del poeta” di Nicolas Poussin, olio su tela realizzato tra il 1629 e il 1630, conservato presso il Louvre di Parigi.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.