I SEMI DI GIANGAGAVA #16 - ATTRAVERSO UNA VISIONE VIVA
“E’ giusto, prima di dire delle pene e delle fatiche da me patite, che io dichiari quali siano i miei natali, da dove vengo e perché, dunque, mi sono spinto fin qui.
Gli dèi mi aiutino ad essere veritiero per quanto lo può essere un uomo. Dunque, tutto ha inizio con mia madre e mio padre. Questo vale per tutti, ma per me vale più che per tutti. Tutto ha inizio, quindi, con la loro storia di amore, che io oggi stimo così come sempre è stata stimata fra le mie genti, ossia la più bella storia d’amore che si possa raccontare. Tutto ha inizio il giorno in cui mio padre si presentò al nostro circo. Era un giorno di inverno, e faceva davvero freddo, la terra era nascosta sotto il manto del gelo e gli alberi fruttavano solo tristezza. E mio padre era magro consunto, gli occhi pieni di febbre, e portava addosso cenci e fame”.
Il testo segnala il momento in cui l'eroe mette piede nel suo destino, e lo fa consunto e affamato. L'artista travalica immediatamente il testo cercandone il senso, e racconta in un'immagine la felice perdita del sentimento concretistico della propria persona e il guadagno, attraverso una visione viva, di un sentimento più vero di questa persona come porzione di vita davanti alla morte, o alla vita eterna.
Nell'immagine, uno dei bozzetti preparatori delle figurazioni che Veronica Leffe sta realizzando per I semi di Gianagagava, secondo capitolo del Libro azzurro.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.