I SEMI DI GIANGAGAVA #15 - DAL VUOTO ALLA STORIA
“Il mio è nome Cadmo, disse il bambino scelto, impersonando, così come d’uso quando si fa questo racconto, la parte di Cadmo il grande.
Io sono il principe Cadmo. Così mi chiamano tutti, con il nome scelto per me da mia madre, e che fu anche il nome di mio padre. E mia madre è Hinda, forse fin qui è giunta la sua fama di grande domatrice di leoni. Per stirpe è nata regina, ed è padrona del circo in cui sono nato. Per gli zingari della mia razza, lì nel lontano occidente, è legge che sia così, che sia la domatrice dei leoni anche la nostra regina. Quanto a mio padre, come ho già detto, si chiamava Cadmo come me. A che stirpe e a che razza apparteneva? Vallo tu a sapere! Era, questo lo affermano tutti, un vagabondo senza famiglia, che arrivò un giorno al nostro circo dopo aver visitato tutti e cinque i continenti, aver visto tutto quello che c’era da vedere, e aver mischiato nella sua bocca tutte le parlate del mondo”.
Qui inizia la seconda storia raccontata dai bambini alla veglia funebre di Giangagava. La storia parla, è ovvio, di amore e passioni senza limiti. Ed ecco qui il motore primo della storia: un viandante. Entra nella storia. Per il lettore non ha un passato: di lui è possibile congetturare solo un futuro. Il viandante stesso, in questo momento, si sente sprovvisto di passato, ed è vivo solo per ciò che avverrà di lui. È una prospettiva, questa, comune a chiunque venga al mondo, sapendo che la sua esperienza esistenziale è compresa fra due vuoti che determinano il senso della sua vita. L’artista ha rappresentato con la maggiore approssimazione alla verità questo passaggio dal vuoto alla storia, inscenando un paesaggio aspro, invernale, potenziale, in cui il destino si presenta come un caso, ancora immobile sullo sfondo, che si può accogliere o rifiutare.
Nell'immagine, uno dei bozzetti preparatori delle figurazioni che Veronica Leffe sta realizzando per I semi di Gianagagava, secondo capitolo del Libro azzurro.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.