I VECCHI BEVEVANO VINO E GAZZOSA
I vecchi bevevano vino e gazzosa
e scacciavano le mosche,
mentre giocavano a carte.
È una cosa molto costosa,
dicevano,
fare violenza al caso,
e il cielo è alto e disteso,
e la terra, invece, è bassa,
e misura troppi medimni.
Perché?,
ci chiedevano,
e, poi, sorridendo, ci spiegavano:
agli dèi ripugna ciò che è manifesto.
Io non ci capivo niente,
anche se mi davo arie da grande,
e vestivo elegante,
e fumavo come gli eroi tristi
dei film in bianco e nero,
ma quel giorno, al momento giusto,
uscii dal bar,
avevo vinto al biliardo,
e sedetti a un tavolo,
il vento cadeva fra le foglie delle piante,
stanche,
che crescevano sull’asfalto,
mi scostai i capelli dalla fronte,
e poi per un istante
il cuore mi tremò forte nel petto,
poi finì la paura,
la pace fu perfetta,
crebbe il canto delle cicale
immenso nella calura,
e divenne continuo e infinito:
e così quello delle stelle.
Fu allora che ti vidi passare.
La vita è sovrabbondanza.
Ti riconobbi dal modo di camminare:
ogni grano elementare
(era una danza)
scintillava nel miracolo dell’aria.
Sembravi non guardare niente.
Ogni cosa ti guardava.
Fu per salvare questo momento
che distrussi tutto.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Figurazione di Veronica Leffe.