E PENSARE CHE MI SCEGLIESTI
E pensare che mi scegliesti
(sei come l’interno dell’acqua, dicesti,
la mia parte segreta)
perché ero caparbio e chiuso.
Ricordi la rissa,
quando ero ragazzo,
davanti al bar dei poliziotti?
La scatenai
perché era il momento giusto,
così pensai,
per fare la guerra.
Al ritorno camminavamo zitti,
e i più non tornarono mai.
Le ragazze parlavano della bellezza,
ma dal momento che ogni canone era perso,
e il legame con l’armonia del mondo rotto,
parlava in loro l’insensatezza.
Perché,
mi chiedevo,
scelgono di essere infelici per non morire,
e poi muoiono comunque?
Alla fine una delle ragazze,
era la figlia del sole,
mi baciò all’improvviso.
Ora vuoi qualcosa di più?, mi chiese.
Con cattiveria le risposi di no.
Non ricordo di che stirpe fosse,
se umana o divina,
ma le dissi che non l’amavo
per il puro gusto di non amarla.
E, quando ne ebbi l’occasione,
ruppi le stelle,
e sparii nel buio.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Figurazione di Veronica Leffe.