STESO SUL LETTO, INDOLENTE
Steso sul letto,
indolente,
sfogliavo con un dito,
durante le tempeste estive,
gli enigmi di Eraclìto.
Imparavo a memoria:
rotte marine, marche di sigarette,
nomi di attrici televisive,
le frasi d’amore di Nietzsche.
Riflettevo sull’arte per l’arte, e quella didascalica,
e penso che, quindi, già odiassi il Kitsch.
Il pomeriggio,
i ragazzi più grandi della borgata,
senza badare al sottile,
insegnavano a noi pivelli ad attraversare il mondo,
passando per i cavalcavia,
e a farne il canto battendo due dita sul fianco.
Io me la cavavo.
I vecchi,
dicendo e non dicendo,
ubriachi,
con le loro facce sporche di terra,
mentendo,
era chiaro,
ci dicevano tutto sulla guerra,
su Elena schifosa,
e su come fossero scappati con Odisseo.
Io avevo già sentito parlare di te,
ma,
seguendo le istruzioni di Orfeo,
fingevo di non ricordare il tuo nome,
che trovavo tremendo,
per non innamorarmi.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Figurazione di Veronica Leffe.