È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LO SPLENDORE #9 - TRE MODI DISTINTI DI SALVEZZA
La vetrina della libreria davanti alla quale si ferma Joseph Idel chiude l’intera trama del romanzo in una sola immagine:
un libro, del resto, è sempre composto da tutti i libri che lo hanno preceduto. Di particolare rilievo, però, è che «Lo splendore» sia composto anche da tre libri che non esistono: Il re degli zingari, Acque morte, e quel piccolo volume azzurro senza titolo. «Lo splendore», in realtà, è composto soprattutto da questi tre libri, che, evidentemente, rappresentano tre distinti modi di salvezza. Questa distinzione ha a che fare con la tradizionale suddivisione degli oggetti ontologici in spirito, corpo e anima: una distinzione, sia detto chiaramente, che è solo di comodo. Abbiamo dunque con Il re degli zingari un oggetto che offre una possibilità di salvezza per lo spirito; con Acque morte un oggetto che offre una possibilità di salvezza per il corpo; con Il libro azzurro un oggetto che offre una possibilità di salvezza per l’anima.
Nell’immagine, una miniatura del manoscritto Zoroaster Clavis Artis, MS Verginelli-Rota (vol. 3, p. 34), conservato presso la Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei di Roma (immagine nel pubblico dominio, tramite Wikimedia Commons).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.