È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LO SPLENDORE #6 - SALVARE LA PECORELLA SMARRITA
Se osservo bene Joseph Idel, il figlio di Clea, trovo che quest’uomo sia stato schiacciato per troppo tempo fra due forze opposte: la concretezza e l’astrazione.
Per lui la salvezza è senza dubbio il socialismo. Il suo socialismo pare a volte un fatto eminentemente concreto: fare del bene agli altri; costruire a beneficio di vaste moltitudini una casa solida che, cade la pioggia, straripano i fiumi, soffiano i venti, ma nulla l’abbatte. Nello stesso tempo, però, Joseph si riferisce al socialismo come a qualcosa di irraggiungibile, o come a una qualità sottilissima dell’animo, a cui dà spesso nome ineffabile: “la cosa”, dice, “la cosa”. Penso di potere affermare che il socialismo di Joseph, concreto o astratto che sia, manchi di ontologia, almeno finché nella sua vita non entra Hans. Hans per Joseph è un oggetto colmo di ontologia. Ragiona Joseph: “tu hai dei figli, uno è il più debole, il più sofferente, e poi va bene, sì, forse è anche quello che merita di più, è più intelligente e sensibile, e allora dimmelo tu, un padre, un vero socialista, non lascia le pecorelle che stanno bene per dedicarsi di più a quella smarrita?”.
Nell’immagine, Ermes con un ariete, copia romana da originale greco classicista del I secolo a. C., conservato presso il Museo Barracco di Roma (foto di Saiko, licenza CC BY 3.0, tramite Wikipedia Commons).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.