UNA RELIGIONE PERFETTA
Il libro inesistente, del resto, gode inevitabilmente di una radicale natura religiosa o, forse, si risolve completamente in una religione radicale.
Lì dove una religione meno radicale può indurre nell’uomo un bisogno sentimentale di possedere ciò che, a scanso di diversi e proficui giochi di parole, è ancora possibile possedere, la salvezza, la bontà, la purezza e quant’altro, e, quindi, accende desideri ancora gestibili, un libro inesistente invoglia a un possesso impossibile e apre a desideri incontenibili. Nulla è più desiderabile di ciò che non possiamo possedere, e nulla, dunque, è più desiderabile di ciò che non possiamo possedere perché non c’è. Un libro inesistente, dunque, è una religione perfetta perché perduta prima di potere essere realizzata, come quella scritta con insana cura sulle foglie lasciate andare al vento dalle sibille.
Nel’immagine la Sibilla Delfica, dettaglio della decorazione della volta della Cappella Sistina, affrescata da Michelangelo Buonarroti tra il 1508 e il 1510 su commissione di Giulio II (Musei Vaticani di Roma).
Testo di Pier Paolo Di Mino.