UN EDIFICIO DA COSTRUIRE
C’è una storia che parla del re Davide e delle rane.
Il re Davide si faceva un grandissimo vanto di ornare di bellezza il suo regno, cantando non si sa quante volte al giorno inni e lodi al Signore, e, talvolta, perfino di elevarlo ad abissi celesti, questo suo regno, dandosi alle pratiche bacchiche per Dio, danzando, orrendamente discinto, con frenesia, scuotendo le pelvi fino a suscitare sdegno e ribrezzo nelle donne della sua corte. E cosa farai mai?, dissero allora un giorno le rane a re Davide. Noi non cantiamo tante volte al giorno per il Signore, noi lo facciamo di continuo, gracchiando. E di continuo pratichiamo per lui l’orgia bacchica, semplicemente cacciando e vivendo. E così fa ogni altra creatura, re Davide, perché ogni creatura sa, senza doverlo sapere, che tutta la realtà è perfetta.
Può essere una giornata piena di felicità quella di un uomo che si arrende, in un istante, all’evidenza che realtà e perfezione coincidono, e, non a caso, Dante si proponeva, nella Commedia, di mostrare proprio questa coincidenza. In fondo, si tratta solo di dare espressione con le parole, i numeri, il metro e la cadenza giusta, con la migliore intonazione musicale, le immagini variopinte, i gesti esatti, a quella rete di relazioni da cui emergono le cose, quella polvere indefinita da cui veniamo, a cui torniamo, dopo esserci fatti ingiustizia per somma giustizia.
Per rappresentare la realtà nella sua perfezione serve una certa robustezza e fermezza, perché l’essere è sapere, e il sapere è organizzazione: c’è un disegno da fare, ci sono materiali da scegliere, una pietra da porre, un edificio da costruire. È necessaria la scienza del tempo, quindi; la perizia astronomica (per sapere tutto sulle precessioni e le rivoluzioni); per costruire un edificio si deve imparare la geometria, e, visto che un edificio ha un costo, anche la ragionieristica, la tecnica bancaria, il calcolo infinitesimale, l’algebra, il gioco dei dadi e la simbologia numerica. In sostanza, serve una basilare cognizione della matematica intuitiva e analitica unita a una mediana predisposizione al coraggio. Quanto ai materiali, questi possono essere scelti solo attraverso una adeguata preparazione in scienze naturali, fisica e chimica, e, se prevediamo che l’edificio possa essere abitato da un uomo, allora, dovremo anche studiare cartografia e architettura, storia delle ideologie, dei partiti politici e delle religioni, la tecnica pubblicitaria e la filosofia, e, soprattutto, la medicina. Dal momento che tutte queste sono soltanto parole, è fondamentale possedere un vocabolario.
Per rappresentare la realtà nella sua perfezione, però, è necessaria anche una certa liquidità e mutevolezza, perché l’essere è sapere, e il sapere è ciò di cui sappiamo: il sapore di ogni cosa. La scienza gastronomica e quella profumiera possono essere una guida per imparare tutto delle essenze e sviluppare, quindi, un fiuto infero, e, grazie a questo, quell’inclinazione persefonea al promiscuo da cui normalmente ricaviamo le migliori abilità nell’arte del pettegolezzo, nell’arte della digressione e in quella della digressione nella digressione; nell’arte del raggiro, dello scherzo e, più in generale, nell’arte di dire parole, sfarzosamente, di cui non sempre capiamo il significato; nell’arte astrologica, quindi, nella psicanalitica e nel sonnambulismo; insomma, nell’arte erotica, quella che pratichiamo facendo gesti nell’aria ed emettendo versi secondo un metro innumere, mutando di continuo, come perversi polimorfi (facciamo che tu sei questo e che io sono quello), come bambini: come un bambino che gioca coi dadi e gli astragali, muovendo le cose in quella rete di relazioni da cui emergono le cose, quella polvere indefinita da cui veniamo, a cui torniamo, dopo esserci fatti ingiustizia per somma giustizia.
L’immagine è la “Second Degree Tracing Board” (“Tavola di lavoro per il secondo grado”), incisione di F. Curtis, stampata da John Cole, Inghilterra, 1801. Nell’immagine, le due colonne sono quelle di Jachin e Boas, e alludono al tempio di Salomone, una delle più possenti rappresentazioni della perfezione della realtà. I sette gradini simboleggiano invece le sette fasi del processo, o i sette livelli della coscienza e le sette arti liberali, ossia tutti quegli strumenti necessari per conoscere e vivere la realtà. Le Tavole di Tracciamento dei tre gradi sono uno dei simboli di maggiore rilevanza utilizzati per l’ascesi massonica. Dal punto di vista storico la loro origine risale verosimilmente al tempo dei Liberi Muratori Operativi. Le riunioni di questi ultimi si tenevano nei cantieri stessi, ragion per cui, nello spazio della cerimonia non era necessario esibire simboli esterni; i partecipanti si trovavano infatti già in un luogo dove erano presenti gli attrezzi e le opere. Quando tali riunioni si tenevano in posti diversi dai cantieri, gli attrezzi venivano sostituiti dalla presenza di "grafici" che, col tempo, divennero "SIMBOLI". Le tavole di tracciamento spesso venivano dipinte su stoffa o erano disegnate su legno, e si prese l'abitudine di incorniciarle per conservarle meglio o per un più facile trasporto, quando necessario.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.