REALTÀ E PERFEZIONE COINCIDONO
A questo punto, possiamo cercare di raccogliere le idee e le suggestioni, le sensazioni che derivano dalle idee e dalle suggestioni accumulate nel corso di queste note scorse (per la natura stessa del mezzo che ha consentito il loro scorrimento) in maniera frammentaria e, quindi, tendenzialmente insignificante.
Detto questo, probabilmente, entriamo già nel campo dell’argomento conclusivo del nostro visibile parlare, giacché la frammentarietà, la suggestività, la scomposizione del pensiero in riflessioni (ossia, essendo il pensiero un’organizzazione che coincide con l’organismo della vita: la scomposizione della vita in un vago riflesso, in un’eco remota, di se stessa), l’episodicità, il gesto impalpabile, transeunte e vuoto delle parole sono già uno dei componenti retorici e logici più importanti dell’ideologia nuovissima dell’epoca presente. Un ritrovato retorico, logico, dialettico, razionalistico, idealistico, per quanto nella nostra percezione manipolata da un’intera tradizione filosofica possa sembrare coincidere con la realtà, rimane solo un mezzo tecnologico per esprimere una visione artificiale. Il perfezionamento e la cristallizzazione di questa tecnologia quale Goebbels l’ha consegnata alle ultime tre generazioni umane, per esempio, è espressione di una mentalità industriale, di uno spirito economicista, di un’etica finanziaria e laburista, di una morale servile, di una religiosità millenaria, che, nel secolo passato, ha trovato il suo migliore assetto ideologico, nella contrapposizione fra due grandi filosofie, che grosso modo trovano espressione, la prima, in una paradossale visione asociale della collettività, e, la seconda, in una visione civile e organizzata. È la vittoria della prima filosofia sulla seconda (con il conseguente scioglimento del dramma dialettico e, quindi, con la successiva fine del mondo) ad avere favorito la riduzione della nostra vita in un’eco remota, disintegrando l’organismo del pensiero in vaghe ondose riflessioni. Per la prima filosofia il congegno sillogistico così come l’arte, intesi entrambi come ornamenti cosmetici, hanno un solo senso e una sola applicazione: la consolazione dai mali del mondo e l’intrattenimento. Il mondo è male, e bisogna, quindi, distrarsene spensieratamente. L’arte, allora, è quella forma di ineffabile bigiotteria crociana, che ci ha portato al più esangue formalismo espressivo e ha forgiato le nostre capacità critiche in maniera tale da potere risiedere comodamente nel minuscolo alveo del sentimento del gusto: persone che scrivono e parlano in modo forbito a persone che mostrano il loro gradimento esibendo un pollice: e poi si danno il cambio. Questa vana cosmetica funeraria è espressione di una filosofia suicidale, che, nel secolo passato, ha trovato un freno grazie alla seconda filosofia, che si era espressa attraverso una retorica, una logica e un’idea dell’arte quale riparo dai mali: quale riparo e cura. Queste due filosofie, finché si sono compensate dialetticamente, hanno mantenuto in condizione omeostatica la grande ideologia di cui erano latrici: l’ideologia cristiana, fondata sull’idea che il mondo sia male. È qualcosa che facilmente rientra nell’ambito dell’oggettività affermare che alla prima filosofia, paolina, marcionita, gnostica, catara, luterana, ossia liberista, sia preferibile la seconda, cattolica, francescana, umanistica, democratica. La prima filosofia, infatti, crede che il male debba essere accelerato per farla finita il prima possibile con questo marcio mondo; la seconda, invece, nel male vede l’elemento che deve essere trattenuto, arginato, riparato, convertito. Penso di poter dire che sopravvivere sia meglio che morire. Però, già che siamo arrivati a questo punto, forse, è il caso di cominciare a smettere non solo di praticare il male, ma anche di ripararlo. Userò questa immagine per esprimere plasticamente quanto affermato. Per il cristianesimo il mondo è una prigione. Per il liberismo in questa prigione si può stare in un solo modo: secondo la legge del più forte, mediante la legge della rissa in cortile e dello stupro sotto la doccia. L’umanesimo e la democrazia hanno invece lottato per rendere questa prigione un luogo migliore. Mancherebbe ora solo di pensare che ancora meglio sarebbe uscire di prigione. La realtà non ha nulla a che fare con il male o con il bene. La realtà è semplicemente la perfezione (tanto per esprimermi come Spinoza). Per apprezzare il valore della perfezione (della realtà) in fondo serve solo una ragione e un’estetica maggiormente vicina alla realtà.
L'immagine è tratta da The Golden Ratio. The Divine Beauty of Mathematics, libro di illustrazioni naturalistiche basate sulla Sezione Aurea, realizzate dall'architetto e disegnatore venezuelano Rafael Araujo.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.