L'AMORE DI DANTE
Fu un disastro. Era crollato tutto il mondo, che ai tempi era Roma.
La pestilenza era continua; la crisi ecologica insanabile (perfino l’acqua, inquinata di piombo, era inservibile); la fiscalizzazione implacabile delle finanze aveva creato la paralisi economica e la catastrofe sociale: nemmeno il solerte lavoro dei popoli migranti per salvare lo stato romano poteva essere più utile a nulla. Tutto era cominciato secoli prima con i soliti Trimalcioni e la loro cultura del fare, la loro etica del lavoro e della produzione mescolata priapicamente alla smania gnostica per i digiuni e i pentimenti con redenzione del mondo a seguire: il mondo è donna, dicevano gli gnostici, e nulla sarà onesto e giusto finché la donna non si farà uomo. Tutto era cominciato dal banale odio per la vita. Ma, crollato tutto, Boezio parlò con la donna che amava, Filosofia, e la donna gli insegnò come cucire Platone e Aristotele insieme per far rinascere il mondo: non sai che tutto è vivo, gli disse, perché è fatto di materia e anima, che sono la stessa cosa?; e poi Filosofia si incarnò nelle donne che erano dee, fatte di anima e materia (che sono la stessa cosa), le donne per cui i cavalieri e i filosofi facevano le imprese nella lontana Bretagna, e in Provenza, e in Persia; in seguito apparve in un romanzo travestita da Rosa; infine Dante, battendo tre volte il tempo, soffiò in versi di meravigliosa proporzione tutto il suo amore per Filosofia, ché solo lei fa tremare i polsi e tiene fermo il cuore, lei, perfetta figura di Donna, materia e anima viva: e per un breve momento tutti gli uomini tornarono a vivere.
L’immagine è “Dantis Amor”, olio su mogano di Dante Gabriel Rossetti, dipinto nel 1860, conservato oggi nella Tate Britain di Londra (foto © Tate, rilasciata con licenza CC-BY-NC-ND 3.0 (Unported) ).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.