SUL MATRIMONIO
Matrimonio, però, quanto a una sua definizione più esatta, è nello specifico una legge economica e sociale volta a collocare la donna in un preciso ruolo in seno alla filiera industriale cui di fatto si riduce ogni nostra ideologia e teologia sociale, e, dunque, ogni nostra esistenza.
Dobbiamo prima di tutto partire dal fatto che il matrimonio è stato concepito per eludere ed elidere il fatto che, su un piano di realtà assoluta, a due o più persone che si amino si impone inevitabilmente il rito immaginale dello sposalizio. Sposarsi, all’etimo, significa promettersi. Promettersi cosa? La risposta è nella stessa parola, dal momento che il verbo “spondere” (da cui “promettere” e, quindi, in seguito “sposarsi”) è un intensivo di “spendo”, ovvero “libo”. Si liba versando liquidi a terra per gli dèi. “Libare” è ovviamente connesso con “essere liberi”. “Libero”, che a Roma era venerato come Dio, è del resto un liquido, quello linfatico e spermatico che anima ogni cosa viva, o che è l’anima libera di ogni cosa: insomma, quell’anima liquida di cui troviamo il surrogato in liquidi come il vino. Ma dunque: chi si ama liba di continuo, e questo è l’amore che trovano gli sposi. Per una mentalità industriale questo continuo libare, questo spendere insensato logos spermatico e umore intelligente era quanto di meno economico ci fosse. E, allora, ecco il matrimonio, legge per la quale, al posto degli sposi, abbiamo una donna finalmente sgravata dal peso erotico di essere donna, e ricollocata nella figura esclusiva di madre (matrimonio significa all’etimo questo), e in cui l’uomo figura come prestatore parsimonioso, oculato e mirato di seme. Con il matrimonio la madre è al centro. Al centro, ovvero, è la materia. Madre significa questo: significa “materia”: una materia, al dunque, concepita come meccanismo, o, meglio, come oggetto inanimato, sordo e vuoto sul quale operare un meccanismo. Se la vita può sembrare morta, ovviamente, viene solo da questo.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
L’immagine, “Matrimonio”, è un’illustrazione di Veronica Leffe.