ANCORA SUL METODO
Ci soffermeremo ancora un po’ sul metodo, ma non solo per rispetto di Isidoro di Siviglia, che dovette faticare molto attorno al suo per cercare di trarre dalla dissoluzione di un’epoca la realtà viva di un’altra a venire.
Un metodo, dunque, è ciò su cui smetteremo ora di pensare in maniera antiquaria dal momento che un metodo è ciò ci serve ora. In realtà, un metodo è qualcosa di cui non si può fare a meno, o, forse, un metodo è ciò a cui si riduce tutto. In effetti, non si può proprio pensare seriamente a una mancanza di metodo: un non metodo è pur sempre un metodo, esattamente come asserire l’inesistenza della verità è una asserzione positiva di verità. È curioso parlarne qui, mentre la voce di queste note si sperde su questa pagina seguendo la cadenza di apparizioni improvvise e caduche e, nello stesso tempo, si intesta a marcare nella titolatura le cifre di una sequenza. È curioso perché in queste apparizioni ci guida appunto la curiosità. Si tratterà, allora, forse di vincere qualcosa nella vana flatuosa curiosità per ricavarne una metodica? Questo potrebbe essere implicito; questo, in realtà, è implicito nel gioco che unisce ogni capitolo de “Il libro Azzurro” a “Lo Splendore”, e “Lo Splendore” a tutto ciò che non può essere contenuto nel suo spazio per evidenti motivi di tempo. Di questo gioco curioso fa certamente parte il lavoro fantasioso sui nomi e sulla loro origine, sulla loro originaria parentela con le cose e, quindi, fa parte anche questa curiosità che dovremmo metodologicamente riscattare in qualcosa che qualcuno, per esempio nella tradizione ebraica come in quella indiana, ha sentito come sacro. Ogni parola può significare ogni cosa, afferma pericolosamente la tradizione cabalistica; e nei Vedāṅga si applica alla parola certa ferocia interpretativa per mezzo di quella pratica più estatica che filologica chiamata Nirukta. Un metodo non diverso da questi toccherà forse essere contemplato anche in queste note; un metodo, ossia, che, poco compiacente con il moderno gusto per il rigore scientifico, cerchi nella parola ciò che non c’è per porlo a fondamento di un significato più ampio: un metodo, dunque, che fa derivare dallo spirito le conseguenze più spiritose. Ma questo, ovviamente, lo verificheremo (lo faremo vero) dalla prossima nota in poi, cominciando a lavorare su ogni singola parola: ogni nota una parola, ogni parola il suo esito terminale più vasto. La prima parola, ovviamente, sarà: uomo.
Testo di Pier Paolo Di Mino
L'immagine è un'illustrazione di Veronica Leffe