ANAGRAMMI
Soprattutto gli anagrammi sono fonte di grandi soddisfazioni.
Scoprire che una parola ne contiene un’altra provoca un piacere in cui si mescolano stupore e ammirazione per la grande e mutevole economicità della natura. Bisogna, però, fare molta attenzione. L’anagramma è una scienza pienamente applicabile solo in paradiso. Infatti, data l’identità, già scoperta e sperimentata ai tempi nell’abbazia di San Vittore, fra gli atomi democritei e le idee platoniche, quando si spostano le lettere di una parola si modifica anche la forma, e quindi l’essenza, degli enti materiali cui questa si riferisce: e di ciò, ossia del mutare continuo delle cose che dà fermezza al mondo, solo e soltanto in paradiso si può godere senza incorrere nelle sanzioni morali normali della nostra civiltà, dove una parola deve sempre significare soltanto una cosa, senza che si riferisca a nulla; deve sempre significare la più ferrea e fredda e immobile morte: così deve essere, se non si vuole incappare nelle punizioni che derivano dalle leggi, e quindi nelle punture di vespe e tafani, nelle afflizioni spirituali e materiali, nei morsi della fame e della disperazione su cui normalmente si reggono le nostre società normali.
Nell’immagine un dettaglio da “Inferno”, pannello interno a destra del “Trittico del Giardino delle delizie”, di Hieronymus Bosch, olio su tavola, realizzato tra il 1490 e il 1500, oggi conservato presso il Museo del Prado di Madrid (Immagine nel pubblico dominio, tramite Wikimedia Commons).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica di Veronica Leffe.