ALBEDO
La città, racconta Sakīna, è piena di detriti. È un deserto di macerie. La colpa è nostra, piange a un certo punto l’uomo. Ha acceso un’altra sigaretta.
Eravamo tutti ladri, tutti corrotti, tutti fornicatori, tutti disonesti, tutti assassini. Ma no, gli dice l’ultimo filosofo, non avete nessuna colpa. Nessuno vi si è mai filato. Non avete fatto il male, perché non potevate. Se aveste potuto fare il male, avreste anche potuto fare il bene. Ma voi non avete fatto né il bene né il male, perché non eravate capaci né di una cosa né dell’altra. L’innocenza è stata la vostra condanna. Quella notte tutto puzzerà di morte. La città, afferma Sakīna, è piena di questo puzzo. Il puzzo ricorda le parole taciute fra l’ombra e la luce. Non si vedono nemmeno i cadaveri, dice a un certo punto l’uomo. È come se noi uomini non ci fossimo mai stati. È stata una rivolta della natura, tutto è esploso, o, forse, ci siamo uccisi l’un l’altro. E ora di noi non rimane nemmeno il ricordo. Il ricordo di chi?, chiese l’ultimo filosofo.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Le immagini sono state realizzate da Veronica Leffe (tecnica mista su carta).
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