GESTI #5 - LA DEA FORTUNA (TERZA TAPPA) - TEMPIO DI GIOVE ANXUR, TERRACINA, 17 GIUGNO 2019

Gli dèi non vengono mai da soli: ciò che forma il loro significato vivo è la rete di relazioni e tramutazioni in cui si coinvolgono l’uno con l’altro. Ma per capire questo bisogna affidarsi alla fortuna, e seguire il metodo di Iside. E, infatti, eccoci infine giungere in un tempio prospiciente il mare dove si venera un dio bambino.

Saturno, antichi re, giano e giana, dio e schekinà

 È il tempio di Giove Anxur, dove il dio, ancora infante, passava la sua infinità chiusa nel tempo a giocare con gli astragali, con il caso. Il tempo, diceva Eraclito, è un bambino che gioca con i dadi. Dio è un bambino che gioca con i dadi. Dicevano i cretesi che questo Dio, chiamato da tutti i greci Zeus, era morto e sepolto da loro. Questa verità rendeva i cretesi bugiardi agli occhi di tutti: il sacro comporta sempre biasimo e vergogna. Questo Dio era, dunque, Dioniso. Lo sposo di Arianna. Anche in questo caso, come per Iside, Arianna è causa della gelosia che porta Dioniso (il Minotauro) al conflitto con Apollo (Teseo), e, quindi, è causa della sua morte, ma, proprio per questo, è anche l’artefice di un salto ontologico che lo porta alla vera vita. Del resto, ci ricorda ancora una volta Eraclito, Dioniso era in realtà Ade, il che ci porta a pensare che la Fortuna o Iside o Arianna sia Persefone. Ma il gioco, scherzoso e violento che ci impone il caso, spingendoci alla ricerca del significato della vita, è eterno, e, quindi, vivibile per noi solo in un gesto.

 

 

 

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